……………ma ora andiamo: si parte.
Mi piacerebbe nei miei viaggi ritrovare l’atmosfera di vecchi film o idealizzate nelle immagini impresse nella mia mente. Colori, rumori che sono marchi indelebili. Risvegliano i ricordi, ci commuovono donandoci piacevoli sensazioni che poco è cambiato e che la vita della gente può migliorare senza stravolgere il passato. Un filo ininterrotto che lega la storia del posto con la gente che lo abita.
Siamo a Pechino ed i miei ricordi appaiono in controluce sullo sfondo di viottoli che sbucano in cortili di vecchi quartieri, nel modo di vestire, negli odori di strada, rumori di un traffico elementare scandito dallo scampanellio di migliaia di biciclette … questo era l’esaltante impatto che ho sempre avuto di una Cina, facilmente identificabile, grazie a capolavori cinematografici come “ L’ultimo Imperatore” di B. Bertolucci o nei racconti di Marco Polo che giunse nel lontano Catai alla corte di Qubilai Khan nel lontano 1275. Gran parte di questo mondo è scomparso … viali a otto corsie sono nati sulle rovine di antichi quartieri.
Pechino è un’enorme imitazione di una qualsiasi altra capitale situata nell’incerto territorio globalizzato che si posiziona tra l’Asia e gli U.S.A.
E inutile ricercare antiche atmosfere … non esistono più. Conviene prendere questa città per quello che è, una foresta di grattaceli tra cui si nascondono, timorose, le ultime tracce di un grande passato fatto di monumenti dedicati agli eroi della sua storia …
In questa piazza su questa terrazza, Mao Tse- Tung davanti a una folla oceanica, proclama la Repubblica Popolare Cinese il 1 ottobre 1949.
Quarant’anni dopo conservo l’immagine di un ragazzo che in piena rivolta si schiera solo, armato di un sacchetto della spesa, di fronte a decine di carri armati incolonnati. Ecco questo ragazzo rappresenta il simbolo di qualcosa che non c’è più. Il coraggio. E’ facile lottare per conquistare nuovi mondi e goderne i benefici che ne derivano con eserciti che ti guardano le spalle … è più difficile lottare per dei principi, per la propria libertà personale o le proprie idee, perché in questo tipo di lotte si è sempre soli. Quel ragazzo ha incarnato la vittoria e la sconfitta di una generazione. La vittoria di chi ci ha creduto e ha lottato per delle idee mettendosi in prima fila a difesa di un sogno …Ma in lui c’è anche la sconfitta, la sconfitta di chi, come me, quei carri armati non è riuscito a fermarli, e sono rimasti immobili senza poter dire una parola, prevedendo la sconfitta di quel sogno. Pochi si ricordano tutte le vittorie di Napoleone o Giulio Cesare, ma tutti ricordano quell’immagine … e qualcosa dovrà pur dire.
E oggi l’intera piazza è pesantemente militarizzata per evitare gesti di protesta estrema che hanno portato persone a immolarsi per la loro causa. Per questo e per altri motivi ci viene consigliato in caso di eventuali disordini o gesti estremi, di evitare foto e fare gli indifferenti !!! È il prezzo che bisogna pagare per evitare il fermo della polizia ed estenuanti spiegazioni in commissariato che potrebbero anche prolungarsi per giorni. Ho una vaga sensazione che ci vorrà ben altro che qualche estintore sparso agli angoli della grande piazza per spegnere il dissenso interno, e come una molla compressa che aspetta un niente per scattare, non si possono rinchiudere le idee in una galera come non si può dimenticare la strage di quel giorno e queste righe servono anche per non dimenticare …
Questa è la Cina … il paese dei record … ma dove se sei senza soldi muori in ospedale senza cure, un paese dove non esiste stampa libera, un regime a partito unico e controllo politico del dissenso, dove si considera l’individuo del tutto trascurabile rispetto all’interesse collettivo: concetto interessante se non fosse che è per obbligo e non per scelta.
Il sig. Luciano avrà trovato sicuramente un modello da copiare. I Media e la Televisione fanno a gara per spiegarci come sarà la Cina domani … , ma il vero problema è dove sta andando oggi. È la panacea delle grandi multinazionali che qui hanno dislocato la loro produzione costruendo mega stabilimenti per la produzione automobili, personal computer, abbigliamento, calzature, praticamente tutto con grandi tensioni sociali che non arrivano mai alle nostre orecchie, ma questa magia ha i suoi costi.
La Apple, ad esempio, per citarne una tra le tante, ha trasferito in Cina la produzione dieci anni fa … a condizioni di lavoro spaventose aggirando le leggi sul lavoro subappaltando tutta la produzione a imprese come la Foxconn, tristemente nota per i suicidi nei suoi stabilimenti.
In questo universo che gira intorno alla Apple c’è Marco, che boicotta i suoi prodotti anche se … sorrido non molto convinto, perché a questo punto mi chiedo se sia possibile acquistare ancora qualcosa.
Poi ci sono gli Appledipendenti come il mio amicissimo collega Andrea che con l’uscita del nuovo iPhone 4s ha ricevuto un’altra “dose”. Ho letto che tra i 10 suoni che suscitano forti emozioni il suono del cellulare si piazza al terzo posto. Ma la cosa interessante è la possibilità che si formi una sorta di dipendenza, come con le macchinette dei videopoker, il fumo o il cibo, una sorta di comportamento compulsivo… osservando Andrea percepisco uno strano legame morboso con questo oggetto, una specie di magia. Perché in effetti con questo apparecchio ci puoi fare di tutto: lo puoi considerare il tuo migliore amico, un passatempo, un partner, un’ancora di salvezza, e a volte mi accorgo che le persone si distraggono dal passaggio di un telefonino con magari qualche giga più del loro! Siamo collegati con il mondo e non conosciamo il nome del nostro vicino di casa…
In questo universo che gira intorno alla Apple c’è Marco, che boicotta i suoi prodotti anche se … sorrido non molto convinto, perché a questo punto mi chiedo se sia possibile acquistare ancora qualcosa.
Poi ci sono gli Appledipendenti come il mio amicissimo collega Andrea che con l’uscita del nuovo iPhone 4s ha ricevuto un’altra “dose”. Ho letto che tra i 10 suoni che suscitano forti emozioni il suono del cellulare si piazza al terzo posto. Ma la cosa interessante è la possibilità che si formi una sorta di dipendenza, come con le macchinette dei videopoker, il fumo o il cibo, una sorta di comportamento compulsivo… osservando Andrea percepisco uno strano legame morboso con questo oggetto, una specie di magia. Perché in effetti con questo apparecchio ci puoi fare di tutto: lo puoi considerare il tuo migliore amico, un passatempo, un partner, un’ancora di salvezza, e a volte mi accorgo che le persone si distraggono dal passaggio di un telefonino con magari qualche giga più del loro! Siamo collegati con il mondo e non conosciamo il nome del nostro vicino di casa…
E poi ci sono io … che rimango stupito della perfezione del suo design. Sono incantato davanti alle icone che scorrono avanti e indietro in un concentrato superbo di tecnologia, ma bisogna anche riconoscere una realtà diversa: avendo a disposizione risorse immense questa multinazionale avrebbe potuto rivoluzionare il settore introducendo sistemi di produzione più umani. Steve Jobs è stato un grande uomo con un talento per il design, una capacità di comunicare e una competenza nel mondo della tecnologia che resteranno a lungo senza rivali, ma è stato anche un uomo che in definitiva non è riuscito a “pensare in modo diverso” come citava uno slogan della Apple nel senso più profondo del termine, alle esigenze umane dei suoi dipendenti e del microcosmo che gira intorno alle sue creazioni. Mi rendo conto che è un giudizio severo specie ora che lui non c’è più, ma Steve Jobs ha sempre creduto fortemente nella brutale sincerità, e la verità a volte può essere anche spiacevole.
Ne fu severamente proibito l’accesso per più di 500 anni ai cittadini comuni, pena l’esecuzione immediata. Oggi ce la caviamo con il solo prezzo del biglietto. La città proibita è stata una reggia e contemporaneamente una prigione dorata per 24 sovrani di due dinastie, Ming e Qing, inavvicinabili per i comuni mortali. Fu eretta sullo stesso punto in cui Kublai Khan, nipote di Gengis Khan e primo imperatore della dinastia Yuan, aveva costruito il palazzo, poi celebrato da Marco Polo. Concepita come rappresentazione dello spazio celeste: l’imperatore era associato alla stella polare.
Porta di mezzogiorno.
Porta della Suprema Armonia.
Palazzo della Suprema Armonia.
Trono imperiale.
Palazzo della Suprema Purezza.
Trono imperiale all’interno del “Palazzo della Purezza Celeste.”
Tempio della Tranquillità imperiale. Da questa porta nel lontano 1924 uscì l’ultimo imperatore cinese Hsuan Tung per non ritornarci più. Se ne perse le tracce in un istituto di rieducazione per crimini di guerra,e dopo la “rieducazione” si convertì al comunismo. Amnistiato nel 1959 si sposò con un’infermiera. Morì in un ospedale di Pechino nel 1976……..se ne andò così l’ultimo erede della dinastia Manciù divenuto imperatore a soli due anni. Bah! Che dire, il posto è asettico e sembra finto e se non fosse per la sua storia potrebbe essere un posto qualunque. Per il contesto in cui mi trovo salta all’occhio l’ossessione del tutto cinese di delimitare tutto, circoscrivere lo spazio in modo quasi chirurgico, tracciare confini netti, separare cose e persone … l’imperatore viveva in un palazzo che si trovava nel centro della città imperiale, a sua volta nel centro di Pechino, città al centro dell’impero di mezzo, anch’esso al centro di tutto, ovvero il mondo.
Il tempio del cielo rappresenta l’universo e in esso si reca l’imperatore in quanto figlio del cielo due volte l’anno: al solstizio d’inverno e all’equinozio di primavera. Ma è tutto nuovo, pulito, asettico, che non trasmette niente. Sembra costruito ieri…..
Altare circolare nel quale ci consumava il rito del solstizio d’inverno.
Tempio della preghiera.
Più noto come Palazzo d’estate fu residenza estiva degli imperatori dalla dinastia Jin in poi.
L’imbarcadero in pietra.
Costituiscono l’ultima dimora di 13 dei 16 imperatori Ming.
Fu il paradigma del genocidio di massa. Il massimo risultato con il minimo sforzo è stato ottenuto con il massacro di Nanchino il 12 dicembre del 1936. I giapponesi entrano a Nanchino facendo 350.000 morti all’arma bianca, 50.000 bruciati vivi e 50.000 donne violentate a morte. Per riuscire a fare una cosa del genere è necessaria una psicosi collettiva :10 uomini che avanzano ammazzando 100 persone ognuno si trovano ad un certo punto ad avanzare con il sangue fino alle ginocchia in un lago di 5.000 litri di sangue.
Gentilmente sottratto a Wikipedia, fa riferimento ad un giornale dell’epoca che recita: “incredibile record” nella gara ad uccidere 100 cinesi con la spada … vanno ai tempi supplementari … se non si è completamente fuori di testa non è possibile portare a termine massacri sistematici di questo tipo. Quando la psicosi contagia l’odio è terribilmente piacevole e si auto mantiene e quindi la ferocia non trova più limiti …
Trent’anni fa fece scandalo la notizia della censura da parte del Ministero dell’istruzione giapponese su ogni accenno al massacro nei testi di scuola. Membri del governo negarono la realtà commessa dall’esercito in quegli anni, a loro dire propagandata ad arte dai cinesi … che dire! Esiste una definizione giuridica di genocidio ed il massacro compiuto dall’esercito giapponese corrisponde a questa definizione. Ogni società ha i suoi lati oscuri e non possiamo certo cambiare il passato, una società che non impara dal passato non ha futuro, ma è possibile essere coraggiosi e affrontare la verità senza dimenticare la sua storia. Se non si ha il coraggio di affrontare eventi di 75 anni fa e si accettano che le bugie ipotechino il futuro vuol dire che non abbiamo imparato niente: viviamo in cicli perfetti, impariamo le stesse cose, e alla fine, commettiamo gli stessi errori …La porta meridionale di accesso alla zona sud della città, circondata da mura lunghe 35 km e da canali realizzati in epoca Ming.
Padre della Cina moderna sia comunista che nazionalista, Sun Yat-sen alla sua morte si lasciò alle spalle una repubblica instabile … i suoi tre principi erano: nazionalismo, democrazia e benessere del popolo.
Progettato insieme all’Unione Sovietica, prima che le relazioni tra i due stati entrassero in crisi. Alle testate del ponte sono presenti quattro complessi statuari, e tra le mastodontiche figure si può notare la statua di un africano che ricorda lo spirito di cooperazione tra paesi in via di sviluppo molto sentita negli anni Sessanta ancora pervasi dall’internazionalismo proletario e dall’obbiettivo di esportare la rivoluzione cinese fuori dai suoi confini.
La tratta Nanchino -Suzhou la percorriamo con un treno veloce, un autentico proiettile … alla faccia dei nostri treni locali.
Fu decantata come luogo ideale per la contemplazione … qui nacquero l’arte ed i giardini che a Suzhou raggiungono il massimo dello splendore artistico. Marco Polo la descriveva come una città nobile che vive di mercanzia, arte e con ponti in pietra. Per questo motivo è denominata la Venezia d’Oriente ed è gemellata con la nostra città lagunare. A dispetto della mania di costruzione stile alveare che contraddistingue la maggior parte delle città cinesi.
Il centro storico mantiene ancora un certo fascino discreto. Tra i suoi vicoli, guardandoli attentamente, ci si può vedere un tempo che non ci si aspettava, con i suoi ritmi confusi da un turismo che viaggia ad una velocità diversa. Stupisce trovare un angolo di paesaggio autentico intatto dalla cementificazione che ha stravolto il territorio in maniera irreparabile.
Un angolo di questo “Giardino del Maestro delle Reti” è stato ricostruito uguale al Metropolitan Museum di New York.
Questo “Giardino dell’Umile Amministratore” è comunemente definito non a torto il più bello e il più grande giardino di Suzhou. Fatto costruire nel 1509 da un funzionario della dinastia Ming, ci vollero 16 anni per completarlo.
Fondato all’epoca dei Tre Regni per una comunità buddista.
A pochi km da Suzhou si trova questo delizioso borgo che conserva molte caratteristiche di un’antica città cinese, con edifici imbiancati a calce, stradine di ciottolato e i canali ombreggiati da salici che aggiungono un tocco di magia. Non ha importanza dove si è diretti, ognuno ci può cogliere qualcosa di intimo e personale, qualcosa che non ci si aspetta … come il passare del tempo … senza mettergli fretta.
Il trasferimento a Shanghai è una seccante lezione sulla modernità …
Sembra nata ieri, ed ha raggiunto traguardi inimmaginabili per il resto del paese. Le grandi città mi hanno sempre disgustato, ma Shanghai mi ha stupito. A volte è bello scoprire la sintesi tra treni velocissimi, grattacieli altissimi, edifici art decò ed architetture coloniali retaggio di un lontano passato; questa è una città in continua evoluzione che ti incanta, proiettata in un futuro che ti abbaglia, anche se basta attraversare la strada per trovare un mondo diverso, fatto di povertà, assenza di fogne, mancanza di igiene … rispecchiando la contraddizione di questo paese, la faccia scomoda … eppure esiste. Quello che conta qui, più di ogni altro posto, è il dio denaro. I personaggi più influenti e potenti della Cina moderna avranno sicuramente in tasca la tessera del partito, abbracceranno anche la sua ideologia … ma la loro testa e i loro capitali sono concentrati qui a Shanghai. Non vanta una storia epica come Beijing o Xian, ma la sua storia le ha riservato un disegno unico: il Bund, la Concessione Francese, il Museo di Shanghai e dall’altra parte del fiume l’avveniristico centro finanziario. E se Pechino è l’immagine simbolo della nuova Cina, Shanghai è una vetrina di tutto ciò che di superlativo può offrire questo paese.
Il tempio del “Buddha di Giada", luogo di culto, ospita due statue in Giada raffiguranti il Buddha coricato che fa il suo ingresso nel Nirvana e il Buddha seduto tempestato di pietre preziose entrambi dal valore inestimabile e impossibili da fotografare, pena … esecuzione capitale sul posto.
Feroci guardiani di guardia.
Ospita stabilmente monaci e monache.
Il Museo di Shanghai dotato di una ricca collezione disposta su quattro piani-Avrei voluto gustarmelo più … lentamente senza fretta, ma il tempo è poco e le cose da vedere sono tante ….
È un’autentica meraviglia tecnologica, assolutamente da non perdere, una ferrovia sopraelevata a lievitazione magnetica che raggiunge una velocità di 400 km all’ora, un autentico proiettile da godere specie in … curva.
In questo edificio di mattoni rossi, il 1° Luglio 1921 si svolse clandestinamente il primo congresso del Partito Comunista Cinese tra le cui fila allora c’era l’allora ventottenne Mao Zedong. Quel giorno fu fondata la struttura politica portante della Repubblica Popolare sull’onda dell’esperienza Sovietica, con lo scopo di innescare e dirigere il processo rivoluzionario di liberazione delle masse cinesi.
Sono sempre affollati di gente e ci si viene a passeggiare, a leggere, a farsi fotografare, a rilassarsi a chiacchierare: sembra un angolo dove l’armonia degli elementi sembra regnare sovrana.
… ha sempre ispirato pittori e poeti cinesi.
… è stata stampata sul retro delle banconote da 20 Yuan.
… con un notevole impatto scenografico, il suo paesaggio si affaccia sul fiume all’ombra delle numerose montagne a pan di zucchero che si alzano nella bruma quasi a proteggere con la loro bellezza la città di Guilin, località turistica per eccellenza.
“Collina della Proboscide dell’Elefante”… assomiglia ad un elefante, da cui il nome.
Ci si giunge carichi di aspettative alimentate dal passato epico di questo luogo, punto di partenza e di arrivo della via della seta. Ma basta una seconda occhiata per rendersi conto della differenza che c’è tra una visione lontana ed una vicina. Entrando nei viottoli che costeggiano moderni palazzi, ci si può imbattere in quartieri dove il tempo si è fermato secoli fa. Forti odori di minestre riscaldate, verdure cotte e rifiuti che urtano le narici, fra vicoli sudici e case grigie e la folla … sono tantissimi piccoli uomini e donne che ti spintonano frettolosi e ci sarebbe da spaventarsi se non fosse per il fatto che sono tutti gentili, quasi infantili in grado da ispirare tenerezza.
… la nebbia, mischiandosi allo smog, oscura i grattacieli ed è possibile vedere dove comincia qualcosa ma non dove finisce. Le strade spariscono all’improvviso. La sensazione è che in città nessuno sappia esattamente dove sta andando … ma forse è solo un’impressione di un viaggiatore stanco giunto ormai a destinazione.
Edificate in epoca Ming, rappresentano un tipico esempio di architettura difensiva feudale. Sebbene demolite in alcuni tratti, le mura di Xian sono tra le poche opere di cinta metropolitane che hanno resistito al tempo.
È una delle più importanti Moschee del paese. Eretta nel 742, è interessante notare come la struttura presenti delle caratteristiche architettoniche cinesi piuttosto che arabe.
“ Pagoda della Piccola Oca Selvatica”, la pagoda è quanto rimane di un complesso di edifici andati distrutti nel tempo. Ai suoi 13 piani ne mancano due crollati secoli fa in seguito a terremoti.
“Pagoda della Grande Oca Selvatica” fu costruita su un tempio buddhista in epoca Tang allo scopo di custodire gli oltre 1300 volumi buddhisti che un pellegrino portò con sé dall’India.
… così in una foto del 1934.
Museo di storia dello Shaanxi, uno dei più importanti della Cina.
Siamo nell’anno 210 a.C. e mentre Roma e Cartagine si scontrano in un susseguirsi di battaglie terrestri con movimenti enormi di truppe. Nelle Americhe gli Olmechi, civiltà precolombiana con 1000 anni di storia, scomparivano misteriosamente senza lasciare traccia. In questa parte di mondo un Imperatore di nome Qin Shi Huang Di fondava la dinastia Qin ed unificava politicamente la Cina e fu un grande legislatore tormentato dal sogno dell’immortalità. A testimonianza della sua grandezza rimane la sua tomba e un esercito di terracotta perfettamente allineato in formazione da combattimento. I volti, se li guardi attentamente, danno la sensazione che traspirino umori e sentimenti da … distanze enormi.
È un tesoro immenso, il motivo principale che mi ha spinto fino a qui … la più importante scoperta archeologica del sec XX … ma qui parlano le immagini.
Considerazioni finali.
Ho sempre odiato prendere l’aeroplano, anche se l’aspetto fastidioso non è tanto il volo ma il resto del viaggio, una seccante lezione sulla modernità, dai controlli ai raggi X prima ai tristi negozi degli aeroporti dopo con i loro souvenir da quattro soldi, in una sintesi di globalizzazione che mi urta. Gli aeroporti raccontano molto su di noi, si viaggia o si fugge per molte ragioni: perché a casa ci annoiamo, perché il lavoro è stressante, si vola perché costa poco, perché vogliamo farlo perché dobbiamo farlo, perché in quest’era ipertecnologica una stretta di mano ha sempre una sua importanza. La maggior parte dei nostri problemi ha una dimensione locale; chi vive a Milano si occupa di quello che succede lì e non in Cina o in altri posti. Conoscere altre culture regala un’utile apertura mentale ed aiuta a capire che una stessa cosa può avere significati diversi. Abbiamo bisogno di cambiare culture e tradizioni, di sperimentare la disorientante diversità delle tradizioni umane. I viaggi mi ricordano tutto quello che non so, cioè praticamente tutto, ed è bello riuscire ancora a meravigliarsi di tutto quello che non esiste dove viviamo. Carletto! … passare giornate al Louvre piuttosto che al Metropolitan non è divertente … la cima dell’Himalaya o la vista della Grande Muraglia non compensano la rottura di scatole causate da trasferimenti interminabili, alzatacce all’alba ed ore piccole. Viaggio per appagare la mia sete di curiosità. E quando alla fine di un viaggio ritorno a casa, la mia città è come l’ho lasciata, il mio lavoro è sempre lì che mi aspetta, la mia casa è sempre uguale … ma qualcosa dentro di me è cambiato. E questo è l’importante.
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